Fiat, 1954, 1100/103
Fiat "1100/103", 1954
Presentata al Salone di Ginevra del 1953, la 1100/103 chiudeva il capitolo iniziato con la 508 Balilla e apriva la strada ad uno dei modelli più fortunati e popolari della Casa torinese. La 1100/103, capostipite di una serie prodotta con aggiornamenti stilistici e meccanici fino al 1970, abbandonava il tradizionale telaio per una più moderna scocca autoportante; la linea rifletteva gli indirizzi stilistici del periodo con una moderna carrozzeria a tre volumi. La 1100/103 fu proposta con due diversi allestimenti: il tipo A più spartano e il tipo B più curato con sedile unico anteriore e riscaldamento come la vettura del Museo. Era commercializzata ad un prezzo allettante in linea con le aspettative del mercato. Robusta e affidabile, la vettura ebbe un notevole successo, contrastata nel suo segmento sul mercato interno italiano solo dalla più brillante Alfa Romeo Giulietta e dalla più elegante Lancia Appia.
Luciano Nicolis racconta: "Questa vettura circolava sulle strade di Villafranca, riporta la targa Verona".
"Il 15 maggio 1939, alla presenza di Mussolini, venne inaugurato l'impianto di Mirafiori che si estendeva su un'area di un milione di m2, di cui 300.000 coperti. Il primo modello ad essere prodotto a Mirafiori fu il 1100, destinato a diventare, nella versione 1100/103, una delle vetture più popolari degli anni cinquanta e sessanta".
Tratto da Storia Sociale dell'Automobile in Italia, Federico Paolini
Al Museo Nicolis sono esposte Alfa Romeo Giulietta e Lancia Appia.
Ruoteclassiche, aprile 2012 - SERIA, DISTINTA scopo matrimonio di Fulvio Zucco, foto di Paolo Carlini
Era l’acquisto più sicuro. Chi badava alla sostanza, sapeva che di lei non si sarebbe pentito. Peccato solo che di auto così ne restino ormai pochine. Una si trova al Museo Nicolis. Badava al sodo, la “1100/103”. Concepita e costruita per soddisfare le esigenze dell’italiano medio (in realtà, di ceto medio-alto, ché per la maggoranza il traguardo era la “600”) degli anni Cinquanta, prometteva robustezza a tutta prova, consumi contenuti e spazio a bordo per quattro persone e i relativi bagagli. Chi desiderava togliersi qualche soddisfazione con prestazioni sopra le righe, doveva optare per la più sportiva “1100 TV” (vedi a pag.58) oppure per l’Alfa Romeo “Giulietta”; chi prediligeva la ricercatezza delle finiture e la raffinatezza meccanica, sceglieva la Lancia “Appia”. Come tutte le auto “da famiglia”, la “103” è stata prodotta in un gran numero di esemplari (oltre 250.000), ma è quasi scomparsa dalle strade una volta esaurito il proprio ciclo vitale. Quella del nostro servizio è stata previdentemente acquistata da Luciano Nicolis nel 1977, quando ancora era reperibile con facilità, e messa da parte. Non ha mai subito restauri meccanici o di carrozzeria: ancora oggi mostra le lievi personalizzazioni adottate dal precedente proprietario, come i fanalini e i ripetitori laterali “a Codice”, lo “scudetto” lucido sul cofano anteriore, l’autoradio e le gomme a fianco bianco. Si tratta di una versione “Tipo B”, che prevedeva un allestimento più curato e una gamma colori articolata e che incontrò all’epoca maggior successo. La “Tipo A”, che aveva sedili anteriori separati, non disponeva dell’impianto di riscaldamento ed era disponibile solo in grigio, agli italiani non piacque: costava, al debutto nel 1953, 945.000 lire anziché 975.000, ma venne ritenuta troppo spartana. La meccanica della “1100/103” derivava da quella della “1100 E”, ultima evoluzione della “508 C” del 1937, per cui aveva alle spalle, nel 1953, già sedici anni di carriera che influivano positivamente sulla sua rinomata affidabilità. Pur usufruendo di diversi affinamenti, il motore era sostanzialmente sempre lo stesso, tanto che persino la potenza era analoga a quella della “1100 E”: 36 CV invece di 35, così che la velocità di punta della “103” saliva da 110 a 116 km/h solo grazie al peso inferiore di 150 kg e alla migliore aerodinamica del nuovo modello. Il cambio aveva la scatola in lega leggera ma la prima marcia ancora priva di sincronizzazione, fatto comune negli anni Cinquanta. Le sospensioni anteriori abbandonavano il complesso sistema della “1100 E” con ammortizzatori in bagno d’olio a favore di più semplici elementi telescopici, mentre al retrotreno rimaneva il ponte rigido con balestre longitudinali. La grande novità della “1100/103” era invece la carrozzeria, di stile ponton e a scocca portante, concetto ripreso dalla “1400” del 1950 e ben più moderno dell’autotelaio a longheroni e traverse. Oltre a consentire una cospicua riduzione di peso, la scocca portante permetteva una maggiore spaziosità dell’abitacolo. Anteriormente era fissato alla scocca un telaietto ausiliario destinato a sorreggere il motore e le sospensioni, che consentiva di posizionare il quattro cilindri più in avanti rispetto al vecchio autotelaio, liberando ulteriore spazio da destinare alle gambe dei passeggeri anteriori. La costruzione più moderna della nuova “1100”, unita alla maggiore razionalità delle linee produttive dello stabilimento di Mirafiori rispetto al Lingotto, permetteva di ridurre il costo industriale della “103”, con una ricaduta favorevole sul prezzo di listino: la vecchia “1100 E”, infatti, era disponibile a 1.100.000 lire, mentre la versione d’attacco della “1100/103”, la “Tipo A”, si fermava a 945.000. La Lancia “Appia”, arrivata sul mercato alcuni mesi dopo, certamente più lussuosa e raffinata, costava addirittura una volta e mezza la “103”! Guidando oggi la “1100” nel traffico, ci si rende conto che si riesce ancora a tenere il passo dei veicoli attorno, ma bisogna darci dentro; la forma e le dimensioni dell’auto permettono di avere un’ottima visibilità e di intrufolarsi nei centri storici e nei parcheggi più risicati senza problemi, ma vien presto voglia di andare a cercarsi una strada di campagna fuori dagli itinerari più battuti, per rilassarsi e procedere lentamente fra i cascinali senza essere d’intralcio. A quel punto, si abbassa il finestrino, fuori il gomito, si accende la radio e con un pizzico di fortuna, dopo aver atteso che l’apparecchio si “scaldi”, arrivano le note di “La vie en rose”, celebre tema del film “Sabrina” con Audrey Hepburn. Caspita, sembra il 1954.
C’ERA POI LA VERSIONE ECONOMICA: FINITURE SPARTANE, NIENTE RISCALDAMENTO E UN SOLO COLORE, IL GRIGIO . NON INCONTRÒ: APPARIVA TROPPO POVERA
Come un libro aperto. Le porte si aprono “a libro”e sono entrambe incernierate al centro. Una soluzione meno costosa e complessa di quella “ad armadio” adottata dalla Lancia “Appia”.
La targhetta con i numeri di serie dell’esemplare, fissata sul parafiamma.
Si cambia all’americana. Il volante è di bachelite in tinta unita, a differenza di quello della “TV”, in acetato che imita il guscio di tartaruga. Il cambio è sul piantone, secondo le preferenze del tempo; l’autoradio era un optional previsto dalla Casa. A sinistra. La “1100/103” davanti al castello di Villafranca; la mostrina sul bordo del cofano non è originale.
Solo l’essenziale. I due strumenti, multifunzione con indicatore del carburante (a sinistra) e tachimetro (a destra) e, più in basso, il pannello porta rivestito in panno che presenta una tasca a tutta lunghezza. Sopra a destra. Il sedile a panca unica della “Tipo B”, protetto con foderine dell’epoca. Il rivestimento originale aveva i bordi a contrasto.
BASTANO 6000 EURO, MA TROVALA! La “1100/103” ha una quotazione sui 6000 euro, quindi accessibile. Il problema, semmai, è trovare un esemplare in ottime condizioni, perché un restauro potrebbe costare più del valore della macchina. La “Tipo A”, più rara della “B” ma meno equipaggiata, vale circa lo stesso.
Per ogni evenienza. Il vano bagagli con la dotazione originale di attrezzi, piuttosto ricca rispetto a quanto d’abitudine oggi e comprendente anche i cunei per bloccare l’auto. Curiosa la collocazione della ruota di scorta. In alto. Il cric di bordo è marchiato Fiat. Nella vista posteriore si nota il faro di retromarcia aggiunto dal precedente proprietario.
2012 Shooting, Ruoteclassiche, Fiat 1100/103