Shooting, Ruoteclassiche, Lancia Flaminia Super Sport Zagato
Shooting, Ruoteclassiche, Lancia Flaminia super Sport Zagato 1965
Regine: Lancia Flaminia Super Sport by Zagato 1965
Ampio servizio dedicato al Museo Nicolis sul nuovo numero di Ruoteclassiche di questo mese! L’articolo è impreziosito dalla testimonianza di Silvia Nicolis che ha raccontato segreti e curiosità del museo conosciuto in tutto il mondo. Grazie a Michele di Mauro per il testo e Paolo Carlini per gli scatti emozionanti.
Ruoteclassiche 2023 di Michele di Mauro - foto di Paolo Carlini
REGINE LANCIA FLAMINIA SUPER SPORT (1965)
SENZA EREDI Tra le sportive italiane più raffinate di sempre, questa versione è quella a cui spetta l’onere e l’onore di chiudere la dinastia delle prestigiose coupé con il V6. Una GT rara in assoluto, ancor di più in questo grintoso abito rosso.
LA SUPER SPORT SI DISTINGUE PER L’EFFICACE CODA TRONCA TESTATA DA ZAGATO SULLE SUE IMBATTIBILI GIULIA SPORTIVE
Finezze stilistiche: Impressiona l'efficacia stilistica della Super Sport: frontale e coda (in alto) esprimono grinta e signorilità; nella vista dall'alto spiccano il tetto con le due gobbe appena accennate, richiamo alle Zagato da corsa, e il lunotto panoramico. In coda trovano nuova identità i fanalini delle precedenti Flaminia Sport.
Flaminia: un modello strategico per la Lancia dell’era Pesenti. Declinato, accanto alla berlina, nelle versioni Coupé Pininfarina, Gran Turismo coupé e convertibile Touring e, non ultime, le veloci Sport disegnate da Ercole Spada e costruite da Zagato; di queste, eleganti e sportive al tempo stesso, la Super Sport rappresenta l’evoluzione finale. Se le prime Sport ripropongono in scala maggiore i tratti principali delle piccole Appia Zagato (tetto a doppia gobba e fari carenati compresi), la Super Sport, che ne riprende l’impostazione meccanica, se ne distingue in maniera sostanziale per la moderna e innovativa coda tronca, pensata seguendo le teorie dell’aerodinamico tedesco Wunibald Kamm e testata con successo da Zagato sulle sue imbattibili Giulia TZ. Nuovo, sulla Super Sport, è pure il frontale, impreziosito dalla grintosa calandra, incorniciata dallo sguardo felino dei fari con la caratteristica sede a goccia, inizialmente rivestiti da coperture di plexiglas come sulle prime Sport. Sotto il cofano, ora ribassato di 6 centimetri, batte ancora il melodioso sei cilindri a V di 60° progettato dall’ingegner De Virgilio, che in questa versione è un 2.8 litri da 152 cavalli, capace di spingere la vettura fino a 210 km orari, rendendola la Lancia stradale più veloce mai costruita fino ad allora.
GRAN TURISMO La Super Sport, che è più bassa e filante della sua progenitrice, conquista all’epoca un record significativo, quello della più alta percentuale di leghe leggere impiegate: quasi il 25% sul totale, tra meccanica e carrozzeria; un primato nella produzione automobilistica di metà anni 60. Eppure, nonostante le attenzioni sui fronti del peso e dell’aerodinamica, la Flaminia Super Sport non è una sportiva dura e pura, anzi. È piuttosto l'evoluzione dei concetti espressi anni addietro dall’Aurelia B20, un mix ben dosato di qualità costruttiva, raffinatezza progettuale e piglio brillante, che però, più che la prestazione pura, privilegia la guida veloce in souplesse. È il concetto di Gran Turismo: una filosofia di viaggio rapido e confortevole, alla quale si punta già con le prime Sport del 1958, migliorando l’abitacolo e la tenuta di strada della Flaminia “normale” grazie a interni sportivi ma curati, freni a disco Dunlop e un inedito ammortizzatore di sterzo idraulico, che filtra gli scossoni che arrivano al volante. Sulla successiva Flaminia Sport 3C del 1962 arrivano tre bei carburatori Weber alimentati da una nuova pompa della benzina elettrica, per una potenza aumentata da 119 a ben 140 cavalli, che diventano 150 sulla 3C Sport 2.8 del 1963, la cui cilindrata di 2.774,83 cm° viene ottenuta aumentando l’alesaggio da 80 a 85 mm. Ma, ancora una volta, l’attenzione dei progettisti si concentra su facilità di guida, stabilità e confort delle sospensioni: il cliente Zagato non è più necessariamente un pilota, e il suo traguardo spesso e volentieri si sposta da sotto la bandiera a scacchi a davanti ai caffè di via Montenapoleone. Un concetto confermato sulla Super Sport da interni rivestiti di pelle e moquette pregiate, dai comodi sedili di disegno anatomico, da attenzioni verso i passeggeri quali, per esempio, lo sportello tra baule e abitacolo per trasportare la sacca da golf o gli sci: all’epoca, una vera primizia. Un'ulteriore conferma arriva dal setup meccanico della Super Sport: rispetto alla Sport 2.8 l'aumento di potenza è minimo, l'obbiettivo è la coppia, per favorire un’erogazione più pastosa e possente in basso e una guida vigorosa, ma al contempo confortevole e fluida. Rispetto alle prime versioni, infatti, sono ben poche le Flaminia Super Sport impegnate in gara; la maggior parte trova posto nei garage di professionisti e imprenditori attenti alla discrezione. Non a caso la cartella colori, specifica, è un trionfo di grigi, blu e verdi scuri, e, se i 187 esemplari prodotti fanno della Super Sport un modello raro e ricercato, la vernice Rosso Arcoveggio è una scelta anomala che rende l'esemplare di queste pagine ulteriormente interessante. La vettura, immatricolata nel 1965, fa parte della collezione del Museo Nicolis di Villafranca di Verona, ed è stata acquistata dalla famiglia poco dopo la scomparsa del fondatore Luciano, in onore della sua grande passione per le Lancia. “Per noi è inusuale aggiungere nuovi pezzi a una collezione che già conta duecento auto - spiega Silvia Nicolis, presidente del museo - ma abbiamo voluto una Super Sport in quanto massima espressione della coupé Zagato su base Lancia: bella, veloce, elegantissima e caratterizzata da una coda tronca che fece scalpore”.
ADDIO DOPPIA GOBBA Accomodandosi al volante, è impossibile non soffermarsi sulla posizione di guida comoda ed eretta imposta dal sedile avvolgente, focalizzata sul cruscotto dalla strumentazione ricca, seppur racchiusa in due soli elementi di grande diametro. Buona la visibilità anteriore, grazie al parabrezza ampliato, meno la posteriore, nonostante il lunotto panoramico; dolci lo sterzo e il cambio, al quale, volendo, si può ricorrere davvero di rado, grazie all’incredibile elasticità del V6, che consente di viaggiare in quarta a meno di cinquanta chilometri l'ora, così come di tirare la terza fino a superare i 150, velocità oltre la quale il suono del motore si fa ancor più profondo e seducente. La Super Sport non teme le andature sostenute: le raffinate sospensioni anteriori a bracci trapezoidali e il gruppo cambio-differenziale in blocco col ponte posteriore e i freni inboard, che accentrano al massimo le masse, rendono la guida stabile e sicura, ben oltre gli standard dell’epoca. La Flaminia Super Sport esce di scena nel 1968. Con lei si completa il salto di qualità della carrozzeria Zagato che, da atelier semiartigianale in città, conquista una nuova dimensione industriale a Terrazzano di Rho; per contro, con lei tramonta definitivamente la caratteristica doppia gobba delle produzioni Zagato, qui ormai delegata a mera firma stilistica. E soprattutto, con la Flaminia, gli appassionati salutano per sempre le GT Lancia di altissimo prestigio.
Voglia di sciare: Sobri ma completi, gli interni della Super Sport sono realizzati con materiali di pregio, senza apparire vistosamente opulenti. Tra le pochissime critiche, la capienza ridotta N del vano portaguanti Una primizia, invece, lo sportello sulla paratia posteriore, per caricare sci o mazze da golf.
Corredo d'origine: I tre carburatori aspirano aria da un'unica grande scatola filtro, che in buona parte occulta la vista del VG. Questo esemplare, splendidamente conservato e ancora corredato della trousse di attrezzi originale, appartiene alla collezione del Museo Nicolis di Villafranca di Verona.
LA FLAMINIA PERFEZIONA I CONCETTI GIÀ DELL’AURELIA B20: QUALITA’, RAFFINATEZZA E GUIDA VELOCE, MA IN SOUPLESSE