Shooting, La Manovella, Alfa Romeo 1750 6C GTC

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Shooting, La Manovella, Alfa Romeo 1750 6C GTC

La nostra Alfa Romeo 1750 6C GTC del 1931 protagonista di un articolo monografico di Maurizio Tabucchi per “La Manovella” ASI. Foto Thomas Simon

La Venere di Milo
Una carrozzeria originale, capolavoro di Ercole Castagna, e un telaio conforme e storicamente compatibile, possono essere riuniti, pur in assenza di una prova provata che l’una fu dell’altro? Storia di una vettura così restituita alla storia e premiata a Bagatelle!

Può una stupenda carrozzeria, firmata Castagna, privata del proprio autotelaio Alfa Romeo 1750 6C Gran Turismo Compressore del 1931, uscire dall’ombra e tornare ad essere goduta da tutti? Luciano Nicolis (consigliere federale dell’Automotoclub Storico Italiano e animatore dell’omonimo museo dell’automobile di Villafranca di Verona) si è posto questo interrogativo nel 1987, quando, a un’asta inglese, trovò tra gli oggetti proposti, una nuda carrozzeria di straordinaria bellezza, opera appunto del milanese Ercole Castagna, firma prestigiosa della carrozzeria italiana. Sapeva, Nicolis, che non sarebbe stato facile dare un senso compiuto a quell’acquisto, mancando appunto l’autotelaio, “sottratto” all’originale silhouette da un’incauta operazione di trapianto. Secondo l’opinione personale sostenuta qualche tempo dopo dal mercante londinese di auto di prestigio, Margulies, quell’autotelaio perduto era in suo possesso. Lo aveva recuperato da una presunta 8C Monza, messa insieme in tempi successivi e anche in modo approssimativo per la felicità di un appassionato che voleva quell’auto e non la Castagna. Poco importava se, con quella operazione, i cilindri della 8C Monza erano diventati sei invece anziché otto, come è nella vera. Irrilevante per lui anche il particolare del passo, ovviamente più lungo di oltre cinquanta centimetri; per non dire dei cavalli a disposizione, ridotti a metà. Persino la velocità, contenuta in 140 chilometri all’ora, costituiva un particolare insignificante per lo sconsiderato autore dello scempio. A lui quella vettura “inventata” sembrava stupenda. Può capitare anche questo! Margulies comunque giurava che la carrozzeria Castagna acquistata all’asta da Nicolis fosse proprio la sua, quella cioè tolta per far posto al siluro 8C. Vera o no questa presunta attribuzione, Nicolis riportò in Italia anche quell’autotelaio 6C che nel frattempo era stato liberato dall’improprio siluro che la vestiva, finito poi altrove. Ed ecco il dilemma: o continuava a tenere tutto in cantina, o tornava a dar vita al capolavoro di Castagna. Nicolis optò per la seconda soluzione. Si consultò allora con Dino Cognolato, il restauratore veneto da tempo assurto agli onori dell’apprezzamento internazionale, e iniziò il restauro secondo un programma che si protrasse per ben cinque anni. Il risultato fu sensazionale, Il cabriolet Castagna, grazie alla pregevole finitura e all’armonia della colorazione ma, soprattutto per lo stupendo disegno, è tornato a essere, in assoluto, quella che era stato fin dal principio: forse una delle più eleganti è raffinate Alfa Romeo 1750 di ogni epoca. L’apprezzamento è stato immediato. L’auto, al suo esordio internazionale nel settembre scorso, ha ottenuto il premio dell’eleganza, a Bagatelle. Riconoscimento meritatissimo che conferma un atto di coraggio e corona il lungo lavoro, ripagando moralmente il consistente impegno affrontato da Nicolis. Ebbene, questa vicenda da noi qui brevemente descritta, non può non suscitare una attenta riflessione. E giusto o non è giusto ricomporre una vettura in mancanza della prova certa che proprio quella carrozzeria sia stata originariamente destinata a quello specifico autotelaio? A questa domanda, forse usando un po’ di demagogia nell’affermare un sacrosanto rigore, i più garantisti (ma forse anche coloro che certe operazioni vorrebbero realizzarle ma non sono purtroppo dotati delle necessarie risorse economiche) risponderebbero che quella carrozzeria doveva rimanere dov’era, magari esposta muda su quattro cavalletti. L’autotelaio, ugualmente, doveva anch’esso festare spoglio e al massimo, semplicemente allestito con il tipico sedile di prova, quello per intenderci usato dai collaudatori dell’Alfa Romeo per testare le vetture su brevi tragitti Perché vige, per qualcuno, una regola che a prima vista può far presa sulla coscienza di tutti noi, sarebbe mai lecito applicare il braccio mancante alla Venere di Milo? Certamente no! La Venere di Milo è infatti un’opera unica, storicizzata in quella configurazione. Tutt’altra è la situazione della 6C 1750, una delle 162 Gran Turismo Compressore i cui autotelai, costruiti fra il 1931 e il 1932, furono tutti rigorosamente identici: Di questi, la carrozzeria Castagna ne allestì un certo numero vestendoli secondo la propria alta tradizione di buon gusto e di raffinato stile. Uno ebbe la carrozzeria che oggi possiamo ammirare Impossibile però dire se l’attuale autotelaio sia proprio quello originale o uno simile, Nell’incertezza un tale matrimonio va comunque, a nostro avviso, considerato accettabile. Non esiste infatti alcuna controindicazione di carattere storico o culturale perché l’autotelaio è la carrozzeria della 6C restino separati Una bella carrozzeria si apprezza solo se collocata sul suo autotelaio, Il suo design diventa infatti godibile soltanto se l’auto è posta alla giusta altezza e, ancora di più, quando torna a vivere e a muoversi per la gioia di tutti. Analogamente un vaso greco o etrusco, quasi sempre ritrovato a pezzi, per dimostrare l’eleganza della sua forma (che ne è l’essenza) deve essere ricostruito (cosa che avviene) perché altrimenti se ne perderebbe il significato più importante: la forma compiuta Così, quando ne mancano alcuni frammenti, questi vengono sostituiti da posticci. Nel nostro caso invece, per ottenere lo stesso risultato, si è usato materiale più che compatibile, forse addirittura quello vero, solo che non è dimostrabile. Dunque una operazione legittima perché comunque apertamente dichiarata e perché ciò che è stato fatto non ha compromesso o deturpato alcuna delle due parti utilizzate. Diverso il caso della Ferrari 166 che Tazio Nuvolari guidò con rabbia alla Mille Miglia del 1948, senza cofano e senza il parafango anteriore sinistro, perduti in un incidente. L’immagine di questa impresa (conclusasi con il ritiro a Reggio Emilia) è ben fotografata nella memoria di tutti perché Nuvolari percorse mezza Italia in quelle condizioni, fino al ritiro della vettura a Reggio Emilia. Ritengo perciò che l’operazione condotta da Luciano Nicolis sia del tutto plausibile, perché riportare in vita una vettura di tale bellezza e di tale rilievo stilistico costituisce una importante operazione culturale. E un’operazione culturale si esprime nel concedere a chiunque di godere della bellezza di una così stupenda Alfa Romeo che, altrimenti, nessuno avrebbe potuto apprezzare nella sua interezza. Se divulgazione della cultura automobilistica è riproporre al pubblico le vetture storiche, restaurate o conservate, nelle loro corrette condizioni affinché si possa comprendere la tecnica e il design del passato, ebbene, questo recupero va considerato come opportuno e meritorio. Non credo infatti che un impegno economico tanto rilevante debba andare in una sola direzione, quella della semplice. gratificazione personale che prova chi se ne fa carico; esso deve, a mio parere, anche e soprattutto soddisfare una serie di esigenze di tipo divulgativo e didattico, come avviene con l’esposizione della vettura nel museo di Villafranca. E l’ASI, proprio con i recenti incentivi nei confronti dei concorsi e delle manifestazioni a tema, si sta seriamente adoprando nel portare avanti questo concetto.
Ercole ed Emilio Castagna
Figlio di Carlo, titolare della carrozzeria Ferrari già Mainetti e Orsaniga, Ercole Castagna (1885-1968) assume la direzione della fabbrica nel 1914, alla morte del padre. Superate le contingenze della prima guerra mondiale, conferma la vena paterna dando vita a una moderna e efficiente struttura di costruzioni automobilistiche la cui eleganza, soprattutto su telai Isotta Fraschini, emerge per bellezza e qualità. Lo affianca, come designer, il fratello minore Emilio, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Suo dunque il disegno dell’Alfa Romeo 1750 6C GT Compressore che appare in queste pagine, uno degli ultimi e forse tra i più belli da lui realizzati. Nel 1933 Emilio infatti lascia l’azienda gestita dal fratello per avviare una propria autonoma attività che tuttavia non darà luogo a risultati di particolare rilevanza.
Didascalie
Uno degli elementi che rende unica questa vettura è la bellissima doppia colorazione che contribuisce a rendere ancora più filante la linea generale della vettura.
Volumi perfettamente distribuiti, linea filante, sensazione generale di leggerezza: la carrozzeria di questa Alfa Romeo 1750 6C GT Compressore, costituisce uno dei capolavori più significativi della carrozzeria Castagna che, attraverso le sue costruzioni, fu punto di riferimento stilistico anche per le vetture di serie della Casa del Portello.