Il 27 e 28 settembre anche il Museo Nicolis presente a Castel Gandolfo (Roma) per il seminario 2019 su cultura e azienda.
Il presidente Antonio Calabrò: «Fondamentale il dialogo in Rete con i documenti storici.
Fonte Corriere della Sera, Cultura. Ida Bozzi
Per raccontare la memoria industriale, il digitale si afferma in questi anni come strumento importante, non solo perché consente di condividere online la storia d’impresa conservata in archivi e musei d’azienda ma perché è una risorsa creativa, divulgativa, culturale. Un tema che il 27 e il 28 settembre sarà al centro del Seminario residenziale Museimpresa 2019, due giornate a Castel Gandolfo (in provincia di Roma) nella sede dell’Archivio storico dell’Eni, intitolate appunto al Panorama digitale per la cultura, con il sottotitolo La valorizzazione e il racconto del patrimonio delle imprese.
«Fare impresa è cultura — spiega il presidente di Museimpresa Antonio Calabrò, che è il direttore della Fondazione Pirelli —, è costruire processi culturali, fare ricerca scientifica, fare sostenibilità, essere attori positivi del cambiamento. Un esempio: in Italia siamo abbastanza avanti nellagreen economy anche grazie al rapporto delle imprese con i territori di riferimento e con la salvaguardia dei territori. Questa è cultura. Il digitale è il potenziamento di questo aspetto, al netto dell’essere mecenati, con strumenti nuovi».
I lavori del seminario si apriranno con la lectio Innovazione e cultura di Maria Grazia Mattei, fondatrice del centro internazionale per la cultura digitale Meet, e proseguiranno con l’intervento sulla cibersecuritydi Alvise Biffi di Assolombarda. Del ruolo dei corporate museum a livello internazionale e delle loro nuove modalità espositive parlerà Guido Guerzoni, docente di Museum management alla Bocconi, mentre Ruggero Eugeni, docente di Semiotica dei media all’Università Cattolica, interverrà sull’Organismo narrativo. Le nuove prospettive della teoria del racconto, illustrando lo sviluppo dello storytelling sia nei media sia nella cultura; chiude Walter Mariotti, direttore editoriale di «Domus», sull’impresa culturale.
Appunto sul «racconto» della storia industriale che trova nel digitale nuovi strumenti, si sofferma Calabrò: «Faccio l’esempio de Il canto della fabbrica, la composizione commissionata da Fondazione Pirelli e diventata concerto, libro edito da Mondadori e dvd: la fabbrica che oggi è digitale, ha la sua musica digitale. Riteniamo sia necessario un racconto della fabbrica nelle sue trasformazioni. Se la fabbrica è digitale, anche il racconto della fabbrica è digitale».
Un aspetto dell’attività di Museimpresa è formativo, spiega Calabrò: «Facciamo questo seminario per approfondire come musei e archivi possono far nascere una cultura pro-industria, visto che con il digitale si possono visitare le imprese da remoto: vuoi leggere l’archivio brevetti Dalmine? O l’archivio Campari? Con internet puoi dialogare con i documenti storici. Il che, se è importante per le grandi imprese, per le piccole è utilissimo. È anche un modo per fare formazione sia nel mondo dell’impresa sia all’esterno, in scuole e università».
Le prossime frontiere per chi investe in cultura riguardano proprio il fare rete, a partire dal patrimonio storico di brevetti, disegni tecnici, progetti industriali. «Una ricchezza straordinaria — spiega Calabrò — da mettere a disposizione del sistema Paese. Sarebbe bello costruire una grande rete digitale su competenze e memorie d’impresa: è un’indicazione di politica culturale che indirizziamo al ministero dei Beni culturali e agli Enti culturali, da portare avanti insieme. E poi è importante il dialogo tra cultura e industria: gli esempi ci sono, Pirelli Hangar Bicocca, Giovanardi, Bitossi. Artisti, registi, autori, devono tornare a frequentare le fabbriche. Diceva Mahler che la tradizione non è custodire delle ceneri ma avere il culto del fuoco. Fare innovazione».
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Il presidente Antonio Calabrò: «Fondamentale il dialogo in Rete con i documenti storici.
Fonte Corriere della Sera, Cultura. Ida Bozzi
Per raccontare la memoria industriale, il digitale si afferma in questi anni come strumento importante, non solo perché consente di condividere online la storia d’impresa conservata in archivi e musei d’azienda ma perché è una risorsa creativa, divulgativa, culturale. Un tema che il 27 e il 28 settembre sarà al centro del Seminario residenziale Museimpresa 2019, due giornate a Castel Gandolfo (in provincia di Roma) nella sede dell’Archivio storico dell’Eni, intitolate appunto al Panorama digitale per la cultura, con il sottotitolo La valorizzazione e il racconto del patrimonio delle imprese.
«Fare impresa è cultura — spiega il presidente di Museimpresa Antonio Calabrò, che è il direttore della Fondazione Pirelli —, è costruire processi culturali, fare ricerca scientifica, fare sostenibilità, essere attori positivi del cambiamento. Un esempio: in Italia siamo abbastanza avanti nellagreen economy anche grazie al rapporto delle imprese con i territori di riferimento e con la salvaguardia dei territori. Questa è cultura. Il digitale è il potenziamento di questo aspetto, al netto dell’essere mecenati, con strumenti nuovi».
I lavori del seminario si apriranno con la lectio Innovazione e cultura di Maria Grazia Mattei, fondatrice del centro internazionale per la cultura digitale Meet, e proseguiranno con l’intervento sulla cibersecuritydi Alvise Biffi di Assolombarda. Del ruolo dei corporate museum a livello internazionale e delle loro nuove modalità espositive parlerà Guido Guerzoni, docente di Museum management alla Bocconi, mentre Ruggero Eugeni, docente di Semiotica dei media all’Università Cattolica, interverrà sull’Organismo narrativo. Le nuove prospettive della teoria del racconto, illustrando lo sviluppo dello storytelling sia nei media sia nella cultura; chiude Walter Mariotti, direttore editoriale di «Domus», sull’impresa culturale.
Appunto sul «racconto» della storia industriale che trova nel digitale nuovi strumenti, si sofferma Calabrò: «Faccio l’esempio de Il canto della fabbrica, la composizione commissionata da Fondazione Pirelli e diventata concerto, libro edito da Mondadori e dvd: la fabbrica che oggi è digitale, ha la sua musica digitale. Riteniamo sia necessario un racconto della fabbrica nelle sue trasformazioni. Se la fabbrica è digitale, anche il racconto della fabbrica è digitale».
Un aspetto dell’attività di Museimpresa è formativo, spiega Calabrò: «Facciamo questo seminario per approfondire come musei e archivi possono far nascere una cultura pro-industria, visto che con il digitale si possono visitare le imprese da remoto: vuoi leggere l’archivio brevetti Dalmine? O l’archivio Campari? Con internet puoi dialogare con i documenti storici. Il che, se è importante per le grandi imprese, per le piccole è utilissimo. È anche un modo per fare formazione sia nel mondo dell’impresa sia all’esterno, in scuole e università».
Le prossime frontiere per chi investe in cultura riguardano proprio il fare rete, a partire dal patrimonio storico di brevetti, disegni tecnici, progetti industriali. «Una ricchezza straordinaria — spiega Calabrò — da mettere a disposizione del sistema Paese. Sarebbe bello costruire una grande rete digitale su competenze e memorie d’impresa: è un’indicazione di politica culturale che indirizziamo al ministero dei Beni culturali e agli Enti culturali, da portare avanti insieme. E poi è importante il dialogo tra cultura e industria: gli esempi ci sono, Pirelli Hangar Bicocca, Giovanardi, Bitossi. Artisti, registi, autori, devono tornare a frequentare le fabbriche. Diceva Mahler che la tradizione non è custodire delle ceneri ma avere il culto del fuoco. Fare innovazione».
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