Un inseguimento a perdifiato, con spinte, scorrettezze e corteggiamento: Tom Cruise e Thandie Newton si rincorrono così, a bordo, rispettivamente, di una Porsche 911 e di un’ Audi TT in Mission: Impossible 2 . E come è stato già scritto: “ E’ la prima volta nella storia del cinema che il protagonista e la ragazza fanno del sesso mentre guidano due auto diverse”.
Sexy, veloce, comica, lussuosa e lussuriosa, fracassona, libera e selvaggia o catastrofica come negli ultimi decenni: l’automobile è nata assieme al cinema e il cinema non l’ha mai abbandonata. Regolarmente, a scadenze fisse, il Mito ritorna e si rinfranca, come capita oggigiorno grazie alle spericolate fughe di Mission: Impossibile 2 e al film tutta benzina, scasso e velocità Fuori in 60 secondi dove Nicolas Cage ladro di auto cavalca la sua Shelley Ford Mustang del ‘67 e fa strage delle altre.
Raccontare per immagini il rapporto stretto tra automobile e cinema è stato un impegno affascinante e ricco di scoperte, ma non sempre facile. Un viaggio alla ricerca dell’oggetto del desiderio, che ha richiesto lunghe ricerche d’archivio e ore passate nei magazzini dei collezionisti. Le foto di scena dei film in cui la macchina è protagonista ci regalano spesso inquadrature suggestive, ma in cui l’automobile appare quasi solo di scorcio: un particolare della carrozzeria, un primo piano del guidatore al volante, raramente il veicolo in tutto il suo splendore. E neppure i libri ci aiutano: sono pochi davvero quelli dedicati all’argomento – e la cosa sorprende visto la spettacolarità del tema – spesso ossessionati dalla macchina futurista e reinventata (come la Batmobile o la Flintmobile), corredati esclusivamente da brutte foto sfuocate o addirittura per nulla illustrati, come nel caso dell’unico testo italiano che ci racconti l’epopea della quattro ruote su grande schermo L’auto e il cinema curato da Morando Morandini nel 1985 per Alfa Romeo.
Ma per questa ricerca difficoltosa e piena di insidie, voluta dal nascente Museo Nicolis, valeva la pena, quantomeno perché ci permette di ripercorrere il nesso immaginario e dinamico che, nel tempo, si è stabilito tra il motore della macchina e quello della cinepresa.
Ci sono automobili che simboleggiano un intero film, come la splendida Isotta Fraschini modello 1932 di Viale del tramonto, “non una di quelle nuove ed economiche fatte di latta e sputo, questa è fatta a mano. L’ho pagata 28.000 dollari”, dirà di lei la protagonista Gloria Swanson. E ci sono automobili senza le quali il film sarebbe stato tutt’altra cosa: chi potrebbe pensare a Il sorpasso senza la Lancia Aurelia B24 Spider, a Il laureato senza il duetto Alfa Romeo, a Thelma & Louise senza la Ford Thunderbird del ‘66, a Gioventù bruciata senza la Mercury Coupè , a 007 senza l’originale Aston Martin DB5 e la successiva (un po’ meno amata, confessiamolo) BMW 23 Roadster, a Gangster Story senza la Plimouth del ‘31 ?
A volte il lusso dell’auto è il segno dell’altezza siderale da cui splende una stella del cinema, basti pensare alla Mercedes che trasporta Greta Garbo verso la morte in Destino del 1928, alla Lancia Aurelia di Cronaca di un amore di Antonioni con Lucia Bosè, alla Jaguar di Ingrid Bergman in Europa ‘51 di Rossellini, grande regista e appassionato del volante. Infine, ci sono attori che hanno indissolubilmente legato il proprio destino all’automobile, come James Dean morto sulla strada imprigionato nelle lamiere della sua Porsche color argento o come Steve McQueen, l’ultimo malinconico duro di un’epoca al tramonto, che qui ricordiamo al volante della sua prediletta nella vita, la Jaguar XKSS, ma soprattutto come eroe di Bullitt , il film che nel 1968 ha rilanciato l’epopea ribelle dell’auto.
E pensare che all’inizio era quasi un gioco, l’automobile era stata adottata dalle comiche finali per simboleggiare il mondo nuovo, ma soprattutto per far danni e caos, con i motori scoppiettanti, le andature incerte, gli incidenti demenziali. Vittima prediletta era la Ford modello T, detta “Lazzie”, messa in commercio nel 1908 e prodotta per vent’anni in 15 milioni di esemplari. Riuscite a ricordarvi un solo Stanlio e Ollio che non comprenda una Ford T fatta a pezzi, maciullata dal tramvai, rubata, disintegrata, tagliata in due da un’enorme sega a nastro? Erano i re della catastrofe e l’automobile lo strumento perfetto della loro moderna anarchia. Ma la macchina primitiva, nel muto, poteva servire anche a rivelare il Mondo Nuovo, quello ben espresso da Harold Lloyd, il futurista delle comiche finali, che con le quattro ruote ci ha regalato gag memorabili.
Alla commedia e al comico, del resto, l’auto va a pennello, come dimostrano le varie Rolls Royce tutte Gialle, le Cadillac tutte d’oro e i Maggiolini tutti matti, l’epocale Questo pazzo pazzo pazzo pazzo mondo (1963), ma anche l’inseparabile Bianchina di Fantozzi e la Mini Minor di Mr. Bean. Nel corso del tempo la veloce quattroruote ha servito iniziazioni giovanili come in Gioventù bruciata, innumerevoli amori e corteggiamenti, l’horror (Christine, la macchina infernale) e il fantastico (la DeLorean di Ritorno al futuro), nonché la fuga di gangster e banditi come nei classici Scarface, Piccolo Cesare, Il nemico pubblico o il più moderno e decadente Gangster Story (1967). Un intero mondo fuorilegge è fuggito ed è stato inseguito a bordo delle Ford modello Tudor, dell’ Oldsmobile Berlina, della Chrysler e Chevrolet.
Negli anni ’60 e ’70 della rivoluzione giovanile, poi, fu il mezzo privilegiato (assieme al chopper di Easy Rider) di molte fughe verso la libertà, dando origine, con l’occasione, ad un vero e proprio neo-genere, il road movie. In ogni tempo e in ogni luogo, sul grande schermo, l’automobile rimane immortale e mortale, perché fonde la grazia veloce con il pericolo, il sogno con l’incubo, la sensualità con l’inevitabile incidente. E il cinema del duemila, persino quello d’autore sembra riscoprirne la lucida potenza evocativa. Nel film di Clara Law The Goddess of ’67 presentato in concorso al Festival di Venezia, i protagonisti si sobbarcano una lunga avventura pur di comprare un esemplare della leggendaria Citroen DS ’67 . In francese DS di pronuncia Desse, tradotto in inglese Goddess e in italiano Divinità al femminile. Insomma, quell’automobile è una Dea e, come sempre, il cinema il suo Olimpo.
Piera Detassis
Direttore di Ciak
Foto gentilmente concesse da Ciak, Piera Detassis.
Charlie Chaplin in Luci della Città del 1931
James Dean in Gioventù Bruciata del 1955
J.Fontaine & L.Olivier in Rebecca la prima moglie del 1940
Nicolas Cage in Fuori in 60 secondi del 2000
P.Douglas & J.Holliday in Una Cadillac tutta d’oro del 1956
Harrison in Una Rolls-Royce gialla del 1965
Stanlio & Ollio in Hog Wild del 1930
Tom Cruise e Dustin Hoffman in Rain Man del 1988
D.Day e R.Hudson in Il letto racconta del 1959
E.V.Stroheim, W.Holden, G.Swanson in Viale del Tramonto del 1950