Shooting, Ruoteclassiche, Austin Taxi Cab
Il Taxi Cab Austin Heavy del Museo Nicolis nello shooting di Ruoteclassiche ambientato nella bellissima cornice dello storico Palazzo Bottagisio di Villafranca.
Servizio di Fulvio Zucco, Foto di Paolo Carlini.
Ruoteclassiche, novembre 2011 di Fulvio Zucco, Foto Paolo Carlini – Pccadilly Please!
Chissà quante volte avrà portato là frettolosi passeggeri con impermeabile e bombetta, durante la sua carriera. Il tipico taxi londinese degli anni 30 ha forme anni 20 ma, indistruttibile, è spesso rimasto in attività fino ai 60. Questo, restaurato, sfoggia ancora tutte le dotazioni di quando prestava servizio. Appartiene da circa un decennio al Museo Nicolis.
Nell’immaginario collettivo i taxi di Londra sono Austin, certo, ma quelli tutti neri e tondeggianti introdotti nel 1958. Prima della guerra, però, la città pullulava di altre Austin, dalle forme molto più arcaiche: esattamente quelle della “12/4” del nostro servizio, esposta al Museo Nicolis. La “12/4” di normale produzione, in verità, era piuttosto diversa dai taxi; si trattava di un’onesta vettura media molto diffusa, venduta con vari allestimenti di carrozzeria e nata nel 1921, che aveva come pregi riconosciuti il basso consumo e l’affidabilità a tutta prova. Proprio per questo venne scelta come base per la realizzazione dei “Taxi Cab”: unendo al motore nella versione di 1,9 litri (c’era anche un “1700”, prodotto fino al 1926) il telaio “Heavy” (“Pesante”), così chiamato per distinguerlo dal “Light” introdotto nel 1933, e una carrozzeria appositamente progettata, si otteneva un taxi capiente, pratico e pressoché indistruttibile. L’altro lato della medaglia era costituito dall’alto costo di realizzazione, vista la produzione esigua, e dalle prestazioni a dir poco tranquille: 27 cavalli a 2000 giri consentivano di toccare sì e no i 75 km/h. Non era possibile modificare in taxi le vetture di serie perché, curiosamente, i “Taxi Cab” dovevano rispettare parametri fissati da un apposito Ufficio del Trasporto Pubblico di Scotland Yard che costringevano ad una produzione ad hoc, caratterizzata per esempio da un’altezza da terra maggiore e da un raggio di sterzata inferiore. Fino al 1929, addirittura, erano proibiti i freni anteriori, per non invogliare i tassisti a una guida troppo disinvolta! L’Austin “12/4” in versione taxi nacque nel 1930, dopo che Mr. Herbert Austin si convinse che poteva valere la pena di adattare la meccanica della “12/4” alle esigenze del servizio di piazza. Quasi tutte le vetture vennero carrozzate come landaulette, cioè con una capote posteriore che consentiva di scoprire il divano se il tempo era buono. Gli allestitori più attivi furono i fratelli Jones di Westborne Grove, come nel caso del taxi esposto al Museo Nicolis, Strachan di Acton e Vincents di Reading. Tutti impiegavano pannelli di metallo fissati a una struttura in legno di frassino, secondo uno schema ideato da Dyer and Holton di Brixton. Come accennato, questa costruzione pressoché artigianale era costosa; un taxi era a listino, nei primi anni Trenta, sulle 400 sterline, quando si poteva acquistare una berlina di serie per meno di 300. La “Heavy 12/4” di serie rimase in produzione fino al 1935, quando ormai la “Light 12/4”, destinata a sostituirla, era disponibile da un paio d’anni. Il “Taxi Cab”, invece, tirò dritto fino al 1939, proprio per non dover modificare anche il nuovo telaio “Light”. Gli ultimi 400 taxi, prodotti nel gennaio 1940, vennero infine rilevati dall’esercito che li impiegò come veicoli per la scuola guida dei militari. Durante la guerra i “Taxi Cab” Austin vennero impiegati come autopompe leggere per spegnere gli incendi causati dai bombardamenti su Londra; le scale venivano fissate sul tetto e nel vano bagagli laterale si accatastavano le manichette. Grazie alle misure contenute e al fatto che per guidarli, con tanto di divisa da pompiere, furono ingaggiati proprio i loro autisti, che conoscevano tutte le scorciatoie per evitare gli intoppi, i taxi si rivelarono efficacissimi anche in questa nuova funzione. Quelli sopravvissuti al conflitto ripresero poi il normale lavoro: ancora all’inizio degli anni Sessanta non era difficile vederne in giro per la capitale. L’esemplare del servizio, del 1937, monta il cambio atre marce con le due superiori sincronizzate, introdotto a fine 1933. Restaurato a metà anni Novanta in Inghilterra, conserva tutto l’equipaggiamento d’origine. Che effetto fa, oggi, viaggiarci? Beh, di prestazioni è inutile parlare, ché la “12/4” non nasceva per quello. Impressionano gli scricchiolii della struttura in legno, ma ci si fa l’orecchio; un po’ per questo e un po’ per la comodità del divano sembra di stare in carrozza. L’anziana Austin, comunque, ha scarrozzato noi, lo staff del Museo Nicolis e tutti i bagagli in lungo e in largo per Villafranca (VR) senza perdere un colpo. Sarà il caso di cominciare a dire “affidabile come un’inglese”
Un lavoro scomodo . Il posto guida è molto spartano e decisamente angusto per autisti di buona corporatura. A destra del volante, l’indicatore carburante in galloni e il tachimetro.
L’anima del commercio . Pubblicità di senape e sigarette su targhe metalliche fissate sotto il cuscino degli strapuntini. Se questi sono liberi, le targhe sono ben visibili dagli altri passeggeri
Bagagli al volo . La scritta luminosa posta sul tetto. Più in basso. Il vano bagagli a fianco del conducente: comodo, ma qui le valigie vanno legate.
C’è posto per te. Allo scomparto passeggeri si accede dalle porte laterali; gli strapuntini sono protetti dal tetto, mentre il divano, dove si sta accomodando la modella Eleonora Martinelli, può essere scoperto. Oltre al vano bagagli laterale c’è un ampio portapacchi sul tetto.
Tutto ha un prezzo Il tariffario è affisso nell’abitacolo. Curioso notare che i bambini sotto i dieci anni non sono considerati passeggeri, quindi non pagano, e che sono previste tariffe anche per gli animali, distinti fra quelli in gabbia e quelli liberi
Quadro raccolto Nel pannello centrale si trovano tutti i comandi elettrici, compreso il pulsante d’avviamento, oltre al manometro dell’olio e all’amperometro. Sotto a sinistra. Molto accogliente e dotato di bracciolo estraibile il divano posteriore. Stando al regolamento di Scotland Yard, era vietato imbottirlo con ossi di balena macinati…
Certificato di famiglia Le targhette identificative della carrozzeria Jones e, più a destra, della Casa costruttrice, datata 9 giugno 1937
Alte e strette. Le ruote a razze in metallo da 20’’erano antiquate a metà anni Trenta, ma aiutavano a raggiungere l’altezza minima da terra prevista per i taxi.
Il tempo è denaro. Il tassametro con la paletta che indica se la vettura è libera (“For hire”). È orientato in modo che il costo sia visibile dai passeggeri