Fiat, 1965, 600 D Coupé, Viotti
Fiat "600 D Coupé" Viotti, 1965
“La più trasformata dagli italiani”: prendendo a prestito l’espressione di una nota pubblicità si potrebbe definire così la 600, il sogno italiano degli anni della rinascita nel dopoguerra. Nata da un progetto del tutto nuovo, con il motore posteriore raffreddato ad acqua e una comoda abitabilità per quattro persone, la 600 insieme alla Balilla e alla Topolino, ha motorizzato il “Bel Paese”. E' stata la vettura italiana più modificata e personalizzata da tutti i carrozzieri ed i preparatori che diedero libero sfogo alla loro creatività lanciando lo stile italiano nel mondo.
La vettura del Museo è una 600 con cilindrata 750. L’incremento di cubatura era stato approntato nel 1960 per aumentare il divario prestazionale dalla 500. Questa particolare versione, un coupé con tetto apribile in tela, è opera di Viotti. Attivo fin dal 1921, il nome Viotti è legato, oltre che alla produzione di tante fuoriserie soprattutto su telai Fiat e Lancia, alla diffusione nel dopo-guerra di un nuovo tipo di carrozzeria: la station wagon, a quei tempi chiamata più semplicemente “giardinetta”.
Questa vettura ha ricevuto un restauro totale nel rispetto delle caratteristiche originali dell’epoca.
Curiosità - "La vettura del museo era al servizio di un convento di suore: fatto inconsueto per una fuoriserie dalle forme esuberanti, sebbene sfiorite da tempo. Per liberarla dal velo... di ruggine, un collezionista non ha badato a spese. Tetto apribile, abilità buona, ma niente spazio per i bagagli. L'ultima proprietaria era stata una religiosa, suor Antonietta. Probabilmente non fu nemmeno un acquisto ma la donazione a un convento, in cambio forse di qualche preghiera... Quando poi esaurì anche le sue ultime energie, finì da uno sfasciacarrozze, dove la trovò Luciano Nicolis".
"Facile da aprire: il meccanismo di apertura del tettuccio in tela è elementare ma ben realizzato". Tratto da Ruoteclassiche, di Maurizio Schifano
2004 Shooting, Ruoteclassiche