Museo Nicolis, Bugatti Tipo 49 per Ruoteclassiche, auto d'epoca ph. Museo Nicolis Verona

Shooting, Ruoteclassiche, Bugatti tipo 49 del 1931

L'eleganza ha otto cilindri in linea


Regine: Bugatti tipo 49 Roadster del 1931
Ampio servizio dedicato al Museo Nicolis sul nuovo numero di Ruoteclassiche di febbraio!
Storia e aneddoti dell'ultima vettura costruita da Ettore Bugatti.
A cura Andrea Stassano - foto di Paolo Carlini

Ruoteclassiche feb 2024 di Andrea Stassano - foto di Paolo Carlini
Ritorno alla Base. Dopo varie peripezie (pure corsaiole) e modifiche di vario genere, questa rara “scoperta” entra nella collezione Nicolis. Dove viene riportata all’aspetto originale. Motore otto cilindri in linea, 85 CV, 130 orari. E’ davvero lei l’ultima fatica del mago Ettore Bugatti? C’è chi sostiene di sì, ma la certezza non c’è. Sarebbe stato un plus per questa “Regina” che, in realtà, il palcoscenico lo regge serenamente da sola. Fascinosa, raffinata, veloce: alla Type 49 del 1931, che vedete nelle foto, non manca nulla per essere un’auto da puristi della meccanica e della guida. In più è rara. Non solo per i collezionisti, ma pure nella trattazione storica. Su di lei, infatti, si è scritto poco, almeno in confronto a sorelle più celebrate, come la 35 o la 57. E questo ci ha portato a dover scavare a fondo, per arrivare a definire alcuni dettagli tecnici, grazie alla collaborazione ricevuta dal Bugatti Club Italia e dallo stesso Museo Nicolis. Proprio alla collezione sita a Villafranca di Verona, nata dalla passione di Luciano Nicolis e portata avanti oggi dalla figlia Silvia, la 49 appartiene da tempo. Ebbene, sia o meno l’ultima Bugatti di Ettore, questa roadster è un’auto regale, e il merito va non solo alla taglia grande, ma soprattutto alla sinuosa carrozzeria convertibile in livrea bicolore. Un pacchetto impreziosito dalla chicca di spettacolari ruote di lega leggera, che sembrano, per l’epoca, un balzo nel futuro. Ma la vita di questa scoperta, realizzata forse dal Carrozziere Gangloff e registrata il 15 giu - gno 1932, non si svolge tutta sotto le insegne dei locali alla moda degli anni 30 o nelle rimesse del le più famose dimore d’Europa. La Bugatti numero di serie 49497 conosce pure l’“adrenalina” delle corse, grazie al parigino Marcel Ravenel, che la utilizza in gara nel 1936 e nel ’37, nella configurazione con parafanghi motociclistici.
STAR DEL CINEMA Seguono altri passaggi di mano (e modifiche) della vettura, tra cui spicca, nei primi anni 60, quello che coinvolge il conte Giovanni Lurani Cernuschi. E qui occorre un pit stop: si sa che la nostra Type 49 appare in una scena del celebre film “Grand Prix” del 1966, presumibilmente quando il protagonista Jean-Pierre Sarti (Yves Montand) e la giornalista Louise Frederickson (Eva Marie Saint) entrano nel garage di Villa Lurani Cernuschi dove, alle pareti, spiccano gli au tografi delle star del mondo delle corse. Un momento di notorietà in più, dopo quelli vissuti nel jet-set. La protagonista di queste pagine, pluripremiata, si prende anche il lusso di sfilare, con il grande pilota Louis Chiron al volante, alla prima rievocazione storica della Mille Miglia. Inoltre, nel 1971 arriva anche la prima certificazione Asi. La 49 resta in Italia fino all’approdo in quel di Verona, nelle mani di Luciano Nicolis, già in fase di restauro. La roadster, infatti, non richiede solo un rinnovamento profondo, ma pure un ritorno all’originalità. Un impegno notevole, a causa delle difficoltà nel reperire le informazioni riguardanti il primo periodo di vita dell’esemplare. Servono anni di paziente ricerca, diverse consulenze anche all’estero e tanto lavoro, seguito personalmente da Dino Cognolato, carrozzeria Nova Rinascente, per arrivare alla veste attuale della vettura, nell’allestimento denominato “Petite Royale”. In questo modo, la 49 riguadagna una coda più lunga e dolce, oltre al “posto della suocera”. Non è tutto: i parafanghi tornano a essere quelli sinuosi in un pezzo unico, completi di predellino. Lo stile è quello dell’atelier Gangloff. Ma facciamo un passo indietro nel tempo e torniamo alla presentazione della vettura, al Salone di Parigi del 1930. La Type 49 può essere vestita con carrozzeria berlina, convertibile o coupé, alcune delle quali realizzate all’interno della stessa factory di Molsheim (e in certi casi disegnate da Jean Bugatti, il figlio di Ettore). La 49 sostituisce la 44, ma, di fatto, ne rappresenta un’evoluzione. Pure nel motore, sempre un otto cilindri in linea, ma con cubatura portata da 3 a 3.3 litri, grazie all’incremento dell’alesaggio. Due le misure del passo: 3,12 e 3,22 metri.
RESISTENTE ED ELASTICA Tre le valvole per cilindro, un solo asse a camme in testa (sarà l’ultima volta per la Casa) e 85 i cavalli, che consentono alla Bugatti di toccare i 130 all’ora. Innovativo l’impianto a doppia accensione, completo di due bobine. L’alimentazione è assicurata in origine da un carburatore Schebler. In virtù di tale “pacchetto”, la Type 49, che sarà realizzata in tre anni in circa 470 esemplari, risulta molto elastica ai bassi regimi, il che consente di riprendere bene anche in quarta marcia. Un punto in più per una “touring” già orietata a viaggi lunghi ad andatura spedita.