Shooting, Ruoteclassiche, Fiat 1100E Vistotal
La nostra Fiat “1100 E Cabriolet”, Castagna, 1950, protagonista del redazionale di Ruoteclassiche intitolato “Lusso sprecato” di Maurizio Schifano, foto Alfredo Albertini. Un approfondimento storico sulla vettura, con numerosi aneddoti.
Ruoteclassiche, 2004 – Lusso sprecato di Maurizio Schifano, foto Alfredo Albertini
Era una delle vetture che dovevano rappresentare il rilancio della carrozzeria Castagna dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ricercata nello stile e in tanti dettagli funzionali, si distingueva soprattutto per l’applicazione del brevetto “Vistotal”. Troppo costosa, rimase un esemplare unico: uno degli ultimi realizzati dalla carrozzeria milanese, che poco dopo chiuse i battenti. Se non fosse per il marchio che, discreto, compare sulla mascherina, nessuno direbbe che questa cabriolet così arditamente modellata sia stata realizzata sull’autotelaio di una “umile” Fiat “1100 E”. Si tratta infatti di una delle ultime creazioni della carrozzeria Castagna che, finita la guerra, intendeva rilanciare l’immagine del proprio stile, tanto rinomato negli anni Trenta, allestendo anche vetture di classe media. In quel periodo, infatti, la cilindrata “1100” era, per la stragrande maggioranza degli automobilisti italiani, un tetto invalicabile. Castagna si adattò alla realtà del mercato, ma a modo suo. Il suo stile si era sempre distinto per uno studio accurato delle forme, tese ad armonizzare e raccordare i volumi importanti delle Isotta Fraschini, Lancia e Alfa Romeo. Misurandosi con l’autotelaio della Fiat “1100 E”, Castagna volle comunque vestirlo in modo imponente e lussuoso. In particolare, su questa spider, puntò ad esaltare le dimensioni e la comodità dell’abitacolo disegnando una modernissima e raffinata carrozzeria con i fianchi allargati, che integravano i parafanghi. Lasciando inalterato il passo, ottenne due posti estremamente comodi, mentre lo spazio posteriore, non trascurabile, fu riservato solo ai bagagli. Ma questa vettura, oltre che per la linea e per alcuni dettagli estetici decisamente originali, si distingueva soprattutto per il parabrezza e i vetri laterali privi di cornici è di montanti, realizzati secondo il sistema brevettato “Vistotal”, di cui parliamo nel box a pagina 92. Costruita con cura maniacale e ricca di pregevoli soluzioni tecniche e stilistiche, questa spider risultò troppo costosa per i suoi tempi e non trovò mai un cliente. Il destino della carrozzeria milanese, incapace di adattarsi a un mercato ancora povero, si compì pochi anni dopo. L’attività cessò nel 1954 e alcune vetture rimasero in famiglia a testimonianza di un glorioso passato. Tra queste, la “1100 E Vistotal”, che fu immatricolata a Trieste e passò la maggior parte della propria vita chiusa nei garage di famiglia. Da qualche anno fa parte della collezione di Luciano Nicolis, che l’ha esposta nel suo museo. “L’ho ritirata praticamente nelle condizioni in cui la vedete ora“, racconta Nicolis. “La carrozzeria, che è in alluminio, è stata solo ritoccata in alcuni punti per nascondere delle piccole crepe formatesi sulla verniciatura e poi lucidata. La capote, con un telaio in legno e acciaio, che è di per sé un capolavoro d’artigianato, è ancora del tutto originale; la pelle che riveste i sedili è stata solo pulita, mentre è stata rifatta la moquette che ricopre la parte anteriore del pavimento; quella posteriore invece è originale. Come vedete, non c’è quasi diferenza, perché ho esaminato moltissime moquette prima di individuare quella più simile. Il tocco finale sono i riquadri neri con la scritta chiara ‘Castagna’, che ho fatto realizzare appositamente. L’autoradio non funzionava più ma, con un po’ di pazienza, è stata riparata. La maniglia della porta lato guida, in cattive condizioni, è stata ricostruita lavorando a mano un pezzo d’alluminio. L’originale era fusa in zama“. Oltre al parabrezza “Vistotal”, perfettamente piano e di spessore notevole, Nicolis ci fa notare un altro particolare tecnicamente molto interessante, che riguarda il funzionamento della capote. La centina inferiore, che si appoggia alla carrozzeria, ha i tratti laterali che possono allargarsi e restringersi, grazie al fatto che i perni ai quali sono incernierati sono a vite. Quando la capote viene aperta la centina si restringe per poter entrare nell’apposito vano ricavato nella carrozzeria. Quando la capote viene chiusa la centina si allarga, per poter appoggiare correttamente sulla carrozzeria. Notevoli poi le dimensioni del lunotto e la luce di cortesia all’interno della capote: una vera rarità per una spider. Le frecce a bacchetta, illuminate, funzionano ancora perfettamente ma, presumibilmente dal ’59, per ottemperare al rinnovato Codice della Strada, questa vettura monta fanalini a gemma davanti e dietro e dei ripetitori laterali sui parafanghi anteriori. “Quelli che ho trovato quando l’ho ritirata”, aggiunge Nicolis, “erano di plastica. Ne ho fatto montare altri in vetro, sicuramente più corretti per l’inizio degli anni 50”. Abbassandoci per osservare meglio i bordi raccordati dei massicci passaruota, notiamo anche i profili paracolpi in alluminio, che proteggono i paraurti in acciaio cromato. L’esame statico è terminato e siamo ansiosi di accomodarci nell’abitacolo per fare un giro su questa spider davvero esclusiva. Sedendoci al posto di guida apprezziamo la posizione a gambe distese e il notevole spazio ai lati, certo maggiore di quello a disposizione sulla “1100 E” berlina. Rispetto a quest’ultima infatti i sedili sono più larghi e distanziati e al centro c’è posto per un bracciolo che, all’occorrenza, si può ribaltare all’indietro. Inoltre i pannelli interni delle porte, generosamente imbottiti, hanno uno “scavo” centrale per dare più spazio agli avambracci. Purtroppo la maggiore abitabilità in senso trasversale si paga con un certo disassamento del volante e della pedaliera, che hanno conservato la loro posizione originaria sull’autotelaio. Ma dopotutto questa spider, che monta lo stesso motore della. berlina, non ha velleità sportive e si “domina” benissimo anche così. D’altra parte lo sguardo viene subito catturato dal prezioso volante con corona in plexiglas trasparente, lo stesso materiale con cui sono realizzati i pomelli e le maniglie interne. La guida è rilassante, grazie anche alla buona manovrabilità del cambio. Il sistema “Vistotal” garantisce un’ottima visibilità e la tenuta tra parabrezza e vetri laterali, discreta all’aria, promette di esserlo anche all’acqua, grazie a una certa “sovrapposizione”. La forte tonalità dello scarico (ancora quello originale, piuttosto “libero”) ci fa pensare di andare più forte del reale. Comunque, con questa vistosa carrozzeria tutta curve, non è certo il rumore che fa girare la testa a tutti mentre attraversiamo il centro di Custoza.
Il brevetto “Vistotal” – Nel 1937 Ercole Castagna, sempre attento alle innovazioni tecniche, acquistò dal carrozziere francese Jean Henri Labourdette i diritti di utilizzo del brevetto “Vutotal”, presentato l’anno prima su una guida interna allestita su telaio Delage ed esposta al Salone di Parigi. Si trattava di un sistema, adatto a vetture chiuse o aperte, che prevedeva l’accostamento diretto di parabrezza e vetri laterali, senza cornici né montanti. Castagna lo applicò subito, con la denominazione italianizzata di “Vistotal”, su una Lancia “Aprilia” presentata nel 1937. Ma presto dovette sospenderne l’utilizzo, in seguito a una vertenza sul brevetto. Nel dopoguerra il carrozziere milanese rispolverò il sistema “Vistotal”, nulla avendo più da temere dalla Labourdette, che nel 1939 aveva chiuso i battenti. Intorno al 1950 realizzò così alcuni prototipi, su telai Fiat e Lancia, caratterizzati da questa particolare tecnica di costruzione. L’unico con carrozzeria aperta allestito su un telaio Fiat “1100 E”, a quanto ci risulta, è quello illustrato in questo servizio.
COME UNO SPECCHIO – La ricercatezza estetica è esaltata dal gioco di riflessi creato dalla verniciatura nera tirata a lucido. Rispetto alla berlina Fiat, la spider Castagna è più larga di quasi 10 cm e più lunga di circa 30.
LO STEMMA DELLE SPORTIVE – Lo stemma circolare con corona d’alloro era riservato alle Fiat sportive d’anteguerra. Su questa fuoriserie degli anni 50 ricompare in via del tutto eccezionale. In alto, la scritta fissata sui lati del cofano ricorda il particolare brevetto che caratterizza i vetri di questa vettura.
CHE “VERGOGNA” LA MANOVELLA – Togliendo il portatarga si scopre il foro per inserire la manovella, che consente l’avviamento a mano d’emergenza. Una finezza. estetica per nascondere. un dispositivo ancora necessario nei primi anni 50. Gli attrezzi sono quelli originali, non la borsa.
GRANDE COFANO PICCOLO MOTORE – Le forme compatte celano dimensioni di tutto rispetto. Ben visibile il parabrezza in cristallo di notevole spessore, sul quale sono montati i ganci per fissare a parte centrale della capote.
LE PLASTICHE DI UNA VOLTA – Il volante ha struttura in alluminio. La corona, realizzata in due metà, è in plexiglas trasparente lavorato per favorire la presa. Le razze e il pulsante del clacson sono in bachelite, con inserti che simulano la madreperla. Si tratta di raffinatezze solitamente riservate a vetture di alto livello.
CRUSCOTTO A SINISTRA – La strumentazione della berlina “1100 E” non sfigura affatto su questa fuoriserie. L’allargamento dell’abitacolo ha consentito di spostarla a sinistra del volante, per valorizzare i comandi. secondsecondari, collocati al centro del cruscotto.